Nel 1828 le strade del Reame ammontavano a 1505 miglia e da quella data al 1855 se ne costruirono altre 3082. Il territorio del Regno delle Due Sicilie non è piatto come quello della Pianura Padana, bisognava attraversare montagne, torrenti e fiumi. Fu costruita l’Amalfitana, la Sorrentina, la Frentana e fu interrotta, a causa dell’unità, la strada che doveva attraversare per intero il massiccio della Maiella ed il Principato di Avellino. Quella strada fu costruita dai governi unitari solo dopo cento anni. E continuiamo con le strade:quella della costiera adriatica, la strada che da Sora portava a Roma, l’Aquilonia che congiungeva il Tirreno all’Adriatico, l’Appulo Sannitica che congiungeva gli Abruzzi alla Capitanata e la Sannita che da Benevento passando per Campobasso arrivava a Termoli. Chiunque, passando per Itri, città che diede i natali al più grande eroe che l’Italia abbia avuto dal tempo dei Romani, Michele Pezza alias Frà Diavolo, troverà una lapide, una delle poche rimaste in tutto il Reame, che ricorda la strada, costruita sotto il regno di Ferdinando II, che inizia appunto dalla cittadina itrana fino a Terni. Proprio così, fino a Terni, detta strada prese il nome di Civita Farnese.e chiunque visiti Gaeta vedrà dirimpetto alla fortezza, volgendo lo sguardo verso Formia, una strada dalla simmetria unica, che volge in alto fin quasi a raggiungere le vette degli Aurunci e colà interrotta dagli eventi bellici del 1860-61 e che avrebbe dovuto congiungere la piazzaforte borbonica con Sora. Come ci ricorda il Durelli “...in breve, dal ’52 al ’56, che sono solo quattro anni, furono costruite 76 strade nuove, di conto regio, provinciali e comunali. Moltissimi i ponti, e fra tutti il ponte sul Garigliano, sospeso a tiranti di ferro, primo in Italia con questa tecnica e tra i primi in Europa. E poi le bonifiche, l’inalveazione del fiume Velino, la colmata dei pantani, la bonifica di tutte le paludi campane...in 30 anni, la marina a vela raddoppiata, la marina a vapore creata dal nulla, che nel 1855 contava 472 navi per 108.543 tonnellate più sei piroscafi a ruota, 6913 tonnellate di barchi diversi. Nel medesimo anno, dei legni a vapore che entrarono nei porti francesi la bandiera delle Due Sicilie era seconda soltanto a quella inglese...”. 8 Molti, ancora oggi si ostinano a dire che i Borbone non costruirono opere pubbliche né strade. Non ci pare che le cose scritte dai componenti la commissione Jacini siano corrispondenti al vero in quanto:”...Dintorno alla capitale vi era una grande rete stradale costruita, mantenuta, con magnificenza romana a spese della pubblica finanza. Le Puglie, soprattutto Terra di Bari e Terra d’Otranto- continua il Jacini-erano fornite largamente di strade, dal 1848 al 1858,il Governo borbonico stanziava per la costruzione e la conservazione di strade al di qua del Faro, l’annua somma di ducati seicentomila, che fu portata dal 1856 al 1859 a ducati 800 mila( 3.400.000 lire del tempo); mentre nel 1860, per le sole opere ordinarie di ponti e strade, erano previsti ducati 947.076,86 ducati( pari a 4.025.076,25 lire piemontesi del tempo)( Francesco Saverio Nitti, Nord e Sud, Laterza Editore, Bari, 1958, pag 549) I Poerio e gli Scialoja scambiarono i tornesi per torinesi e si aggregarono al saccheggio e alla rovina del Sud; i due non conoscevano il debito pubblico piemontese, non sapevano che ammontava a 1.152.000.000 di lire (unmiliardocentocinquantami
( ANTONIO CIANO)