lunedì 6 giugno 2011

Clarus

Mi chiedo e vi chiedo: con quale coraggio (nel bene come nel male) un periodico cattolico può rivendicare un contributo dei cattolici al processo unitario del nostro Paese? Mi riesce difficile pensare che un dotto editorialista di un mensile cattolico sia all'oscuro di quanto accadde prima e dopo la famigerata "unità d'Italia". Mi riesce difficile credere che chi ricorda la figura del gesuita Saverio Bettinelli non conosca la storia del Liceo classico di Napoli, sorto in seguito all'abolizione della scuola gesuita, la cui proprietà fu confiscata proprio da Giuseppe Garibaldi appena entrato a Napoli il sette settembre 1860! Per non parlare di tutti i beni di cui fu privata Santa Romana Chiesa, ovviamente. Ancora oggi, in pieno revival risorgimentale, possiamo leggere sul quotidiano "Avvenire" articoli molto interessanti che non si connotano certo per essere filo risorgimentali. Perché allora qui avviene il contrario? Perché qui, in un numero quasi monografico, dedicato ai centocinquant'anni dell'unità d'Italia, invece di rivendicare fieramente la posizione tradizionale della Chiesa cattolica, si cerca di dare una visione in linea con l'ottica patriottarda?
Eppure, l'autorevole rivista «Civiltà Cattolica» scrisse che il numero dei cadaveri lasciati dai "liberatori" superò quello dei voti al plebiscito...voti per altro strappati con la forza "cogente" del  pugnale del moschetto.
Certo, adesso è abbastanza facile schierarsi con la vulgata risorgimentale, salire sul carro dei vincitori e, magari, far passare pure l'idea di essere controcorrente... di esser stati sempre dalla parte del "giusto"...Ed è ancor più facile cercare, attraverso il ripescaggio di personaggi minori o che sicuramente sarebbero stati ai margini in altri periodi storici, di conquistarsi una "patente" risorgimentale di tutto rispetto e, soprattutto, adeguata alla bisogna dell'attuale momento storico. In realtà, a voler esser sinceri, bisogna aspettare l'arrivo del Cav. Benito Mussolini al governo affinché tutte le intransigenze e i notevoli dissapori (che si erano creati a ridosso dell'unità d'Italia) fossero definitivamente sedati. Ecco, perché, viceversa, non si ha il coraggio di citare questo evento, come reale catalizzatore dell'Unità d'Italia? Non sarebbe questa ( si) una scelta controcorrente?
©Pierre Aramis alle ore 17:49 su Splinder

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